martedì 12 dicembre 2017

Groc

 
Groc in catalano significa giallo.

E' il colore scelto per simboleggiare il supporto ai "prigionieri politici" o ai "politici imprigionati" (dipende dal punto di vista) e per questo ora è vietato.

Sono state spente le luci gialle che illuminavano le fontane (foto Archivio ACN) ...


... ma le reazioni nelle reti sociali e per le strade non si sono fatte aspettare.

Signore che fanno la maglia (gialla)
Parc de la Ciutadella
Sede municipale del quartiere di Sarrià
Un laccio fatto con i caschi dei pompieri

A questo link un breve video della BBC che ne parla: Catalonia polls prompt crackdown on yellow




giovedì 30 novembre 2017

Muri

In ritardo, purtroppo, ho scoperto questo festival di fotografia documentale e fotogiornalismo: si chiama Barcelona DOCfield e comprende laboratori, proiezioni, esposizioni. L'edizione di quest'anno è la quinta ed è focalizzata sul tema del viaggio e della mobilità umana (qui il sito).

Sono incappata per caso in una delle mostre allestite all'aperto: il fotografo è il tedesco Kai Wiedenhöfer e il titolo dell'esposizione, che è anche un libro, è "Confrontier".
Si tratta di immagini di "muri" fisici che dividono le persone perchè diverse per nazionalità o per ideologia, per religione o per potere d'acquisto.
Sono barriere di cemento, di tronchi, di rete, di pochi km o di migliaia; come dice il fotografo "le barriere sono una protezione ma anche una gabbia; sono scudi ma anche trappole".

Qui sul sito ufficiale potete vedere le impressionanti immagini della mostra, di seguito ce ne sono tre:
Stati Uniti / Messico;
Israele
Ceuta e Melilla / Marocco





Vi lascio con due canzoni e con l'augurio che ognuno trovi il tempo e la voglia di pensare ai propri muri, a quelli che erige e a quelli che sarebbe meglio abbattere.

Una versione de "La muralla" di Ana Belem e Victor Manuel.

"Al corazón del amigo:
abre la muralla;
al veneno y al puñal:

cierra la muralla" 



Ivano Fossati "La musica che gira intorno".

"Sarà la musica che gira intorno
saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro"


giovedì 19 ottobre 2017

Aspettando l'arcobaleno

Arcobaleno sopra il Tribunale di Barcellona

Il braccio di ferro tra il Governo spagnolo e la Generalitat catalana continua.

E' stato interrogato il capo dei Mossos d'Esquadra (Josep LLuis Trapero) e sono stati trattenuti in prigione i leader dei due principali movimenti indipendentisti (Jordi Sachez dell'Asamblea Nacional Catalana, ANC e Jordi Cuixart di Omnium).
L'altra sera c'è stata una manifestazione con candele di solidarietà ai due "Jordis" e il fiume di cera che ha ricoperto la strada ha reso necessario l'apporto di 90 persone e 53 mezzi che per ore hanno pulito il selciato chiudendo il traffico.
Puigdemont e Rajoy si scrivono ma non si leggono e non si ascoltano.
In mezzo una Catalunia sospesa sotto la pioggia.

Aspettando l'arcobaleno, vi lascio con alcune immagini raccolte per strada in questo periodo e tre "inni" catalani: quello ufficiale in curiosa versione heavy metal; una vecchia canzone di Lluis Lach, importantissimo cantautore catalano, che è diventata la principale canzone di protesta in tutte le manifestazioni e, in fine, "El cant dels ocells" di Pau Casals.



Versi del poeta Vicent Andrés i Estellés (1924-1943) su un lenzuolo steso a Sant Pere mes baix:
"No et limites a contemplar / aquestes hores que ara vénen, / baixa al carrer i participa. / No podran res davant d’un poble / unit, alegre i combatiu.
(Non limitarti a contemplare queste ore che stanno arrivando, scendi in strada e partecipa. Non potranno nulla davanti ad un popolo unito, allegro e combattivo)"

"Votiamo per essere liberi" in inglese e in arabo

"Siamo gente di pace"

"La carta vince sempre la pietra"

 
A Soud of Thonder "The Reapers" (Els Segadors)


Lluis Llach "L'estaca"
L' "estaca" è il palo a cui siamo tutti legati e, come dice il ritornello, "Se io tiro forte di qui e tu tiri forte di là, sicuro che cade, cade, cade e potremo liberarci"

Pau Casals "El cant dells ocells"
Si tratta di una canzone tradizionale natalizia che Casals, esiliato in periodo franchista, eseguiva come simbolo di pace e libertà.

mercoledì 11 ottobre 2017

Parliamo?


Il tema è sempre l'indipendenza della Catalonia, negli ultimi giorni gli eventi si susseguono numerosi e velocissimi.

Una piccola cronaca dopo l'1 ottobre.

Martedì 3 è stato dichiarato lo sciopero generale che ha coinvolto tutta la regione, persino le attività commerciali gestite da cinesi che normalmente non chiudono mai, erano serrate.
Via Laietana durante lo sciopero generale
Sabato 7 in tutta Spagna ci sono state manifestazioni per il dialogo: PARLEM e HABLEMOS gli slogan scanditi da tante persone con opinioni anche molto diverse ma che credono che la via politica e di confronto sia l'unica strada possibile per non farsi male tutti. Il loro simbolo è il colore bianco.

Barcellona
Madrid (Foto La Vanguardia)
Una casa del quartiere di Sarrià. Sul cartello grande è scritto "A causa degli sviluppi, abbiamo cambiato la facciata"
Domenica 8 a Barcellona sfilano centinaia di migliaia di persone contrarie all'indipendenza. Lo slogan era "Recuperiamo il senno e abbandoniamo la rabbia". Anche qui le posizioni sono molto varie e la folla è grande e pacifica. Purtroppo ci sono anche atteggiamenti estremi e aggressivi. Molte le occasioni, fortunamente senza gravi conseguenze, in cui le persone hanno espresso la rabbia e perso il senno, molti i saluti fascisti, gli insulti, vicino a casa un ferro che spacca il vetro di una finestra, manifestanti attaccati rancorosamente ai citofoni di chi espone la bandiera catalana, un vicino che non può rientrare per l'assedio all'ingresso.

Per la Spagna unita (foto Il Post)
Lunedì 9 un dirigente del Partito Popolare (lo stesso di Rajoy) in conferenza stampa avvisa Puigdemont che "non dichiari l'indipendenza altrimenti potrebbe finire come chi l'ha dichiarata 83 anni fa" riferendosi a Lluís Companys che, per chi non lo sapesse, in seguito fu arrestato e fucilato da Franco.

Lo stesso giorno l'alcaldessa Ada Colau, sindaca di Barcellona, fa una dichiarazione ufficiale e parla a Spagna e Catalonia chiedendo calma e ragionevolezza. Da non indipendentista sostiene il diritto alla scelta e invita alla mediazione e al dialogo. Personalmente ho apprezzato moltissimo il discorso e ve lo propongo (in catalano con trascrizione).



Martedì 10 il Parlamento catalano si riunisce davanti ad oltre 900 giornalisti accreditati da tutto il modo, proclama l'indipendenza ed esattamente sei secondi dopo la sospende per proporre una strada di confronto con il Governo centrale.

Mercoledì 11 a Madrid devono decidere se accettare di aprire un dialogo o applicare l'articolo 155 che sospenderà l'autonomia della regione catalana ma prima devono capire se l'indipendenza sia stata o meno dichiarata. Questa sarebbe la prima volta in cui verrebbe applicato l'articolo 155 perciò non se ne conoscono con precisione le modalità e le conseguenze.

Il 10 ottobre, dopo il discorso del Presidente della Generalitat, il nostro oste preferito, colto e spiritoso, ci ha accolto con un bicchiere di cava (le bollicine catalane) e ha brindato alla RES PUBLICA: "RES" in latino significa "COSA" mentre in catalano significa "NIENTE".

lunedì 2 ottobre 2017

Una domenica bestiale

Quando ho aperto questo blog, un anno e mezzo fa, mai avrei pensato di parlare di attentati e pestaggi. Vivere a Barcellona in questo periodo è un po' pericoloso, molto emozionante, di sicuro interessantissimo. Da ieri per me è anche una questione di principio democratico.

Oggi è il 2 ottobre e mentre scrivo una folla è riunita davanti alla sede del governo catalano per denunciare i soprusi della polizia avvenuti durante le votazioni di ieri.

La domenica passata è stata una giornata di vergogna e dignità: queste le parole che sorgono più spontanee per commentare i fatti nei commenti della gente e sui media. La vergogna per i metodi del governo spagnolo, la prepotenza, l'uso della forza. L'obiettivo era provocare una popolazione che ha reagito con la dignità di chi non risponde alle provocazioni. La dignità dei moltissimi anziani ("gent gran" in catalano) che hanno votato con il desiderio di una vita. La dignità dei pompieri che si sono messi davanti alla polizia per difendere la gente.

Davanti a casa c'è una scuola. Gli abitanti del quartiere, come nel resto dei seggi, si sono organizzati per proporre attività ricreative nel fine settimana per poter restare all'interno fino all'apertura del seggio la domenica mattina.
I Mossos d'esquadra arrivano prima dell'apertura e non intervengono. Iniziano tranquillamente le operazioni di voto ma poco dopo arriva la polizia nazionale (foto sotto). Da fuori si sente ritmare "Votarem" e poi all'improvviso un rumore fortissimo, continuo e violento: le martellate per rompere le porte ed entrare. Il seggio viene svuotato, le urne e le schede portate via. Un amico che incontro poco dopo se l'è cavata con qualche livido ad una gamba. Oggi sul giornale leggo che tra i feriti di questa scuola c'è anche un ragazzo che rischia di perdere l'occhio ferito da una pallottola di gomma.



Il seggio vicino invece non verrà visitato dalla polizia. Sotto la pioggia gli elettori fanno ore e ore di coda per poter votare.


I risultati di questo referendum sono più di 300 seggi chiusi, quasi 900 feriti, la preoccupazione per lo sviluppo della situazione, scuole danneggiate, bambini a cui bisogna spiegare il comportamento delle forze dell'ordine, un governo centrale debole che, armato, fa il bullo con persone armate di schede elettorali, un governo locale che si fa sempre più forte per reazione se non per convinzione.

Tutti credono di aver vinto ma tutti hanno perso.

In piazza dopo qualche minuto di silenzio cantano l'inno catalano che inizia così:

"Catalunya, triomfant,
tornarà a ser rica i plena!
Endarrera aquesta gent
tan ufana i tan superba!"

In italiano:
"Catalogna, trionfante,
tornerà ad essere ricca e grande!
Torni indietro questa gente
tanto presuntuosa e tanto superba!"

venerdì 29 settembre 2017

U-O

"Che solo i baci ci chiudano la bocca" Barcelona, Diada, 2017


Domenica sarà il primo di ottobre, qui in Catalonia si chiama "1-O" ed è, come tutti saprete, la data prevista per il referendum per l'indipendenza. Sull'argomento opinioni contrapposte si affrontano sui media di tutto il mondo e la questione è enorme.

I fatti dell'ultima settimana, la mancata volontà del governo centrale di risolvere un problema politico per una via politica e un atteggiamento repressivo che pare non ammettere repliche, hanno innescato una serie di reazioni che hanno coinvolto molta più gente di quanto fosse inizialmente interessata alla questione.

Qui voglio solo dare una piccola testimonianza diretta di quello che vedo in questi giorni, girando per la città, leggendo i giornali locali, parlando con la gente. Piccole o grandi cose che mi hanno colpito, stringate spiegazioni di dettagli che forse non sono del tutto chiari anche a coloro che si informano in Italia.

Mercoledì 20 settembre la Guardia Civil è entrata in diverse sedi della Generalitat (il governo regionale catalano) e ha arrestato 14 persone tra funzionari, tecnici e cariche governative di secondo piano. Sono stati arrestati anche i proprietari di una tipografia dove sono state requisite 10 milioni di schede elettorali (papeletas).

Sotto uno di questi uffici, nel centro della città, in poche ore si è riunita una folla che ha raggiunto le 40.000 persone. Questa marea umana che lasciava casa, lavoro, scuola, per esserci e per esprimersi, scandiva uno slogan che ancora non avevo sentito "els carrers seran sempre nostres". "Le strade saranno sempre nostre": i catalani riempiono spazi immensi come mai ho visto fare e lo fanno in ordine, con attenzione e rispetto di chi hanno vicino, lo fanno pacificamente anche se sono molto arrabbiati. L'11 settembre, durante la Diada, cioè la giornata nazionale catalana, erano un milione. Si vestono di bandiere, soprattutto l'"estelada": i colori catalani (la "senyera") con la stella bianca sulla punta blu che indica la Repubblica Catalana.

Diada, 11/09/2017

Il giorno dopo il punto di raccolta dei manifestanti era davanti al Tribunale Superiore di Giustizia di Catalonia (TSJC), sotto l'Arc de Triomf (monumento costruito in occasione dell'esposizione universale del 1888 e che, guarda caso, "a differenza di altri archi di trionfo che celebravano vittorie militari, ha un carattere più civile in quanto celebra il progresso artistico, scientifico ed economico" cit. Wikipedia). Qui hanno passato due giorni e due notti, accampati con tende e sacchi a pelo.

Di fronte al TSJC

I Mossos d'esquadra (la polizia catalana) vegliano sulla popolazione dribblando le richieste repressive di Madrid. Un caro amico, memore del passato franchista, mi racconta l'emozione di cantare l'inno catalano accanto a degli agenti senza dover scappare.

Il venerdì cominciano i quattro giorni dedicati alla Festa della Mercé, una delle patrone di Barcellona, ora le manifestazioni e le bandiere si confondono e si sovrappongono alla festa.

Durante la settimana le proteste continuano anche per settori: quella dei sindaci (700 su 900 quelli che intendono consentire il voto e che vengono minacciati di denuncia), quella degli studenti, quella degli avvocati, quella dei pompieri, oggi quella degli agricoltori che si sono mossi con 2000 trattori, ... (nelle foto sotto de La Vanguardia).

Gli avvocati manifestano

Manifestazione dei pompieri
I trattori in città


Si dichiarano a favore del diritto d'espressione i sacerdoti che predicano a messa per la democrazia, i presidi che non intendono consegnare alla polizia le chiavi degli istituti possibili sedi di voto, la società calcistica del Barcelona e ieri lo stesso Piqué ...

Ogni sera alle 10.00 la città si riunisce di nuovo per protestare: è la casserolada, un concerto di pentole e coperchi suonato dalle finestre.



Il governo di Rajoy, forte della incostituzionalità del referendum e incredibilmente sordo e cieco a tutto ciò che succede intorno, diffida i politici, i sindaci, i mezzi di informazione, perquisisce uffici e tipografie, obbliga la Posta a non consegnare pubblicità elettorale, chiude siti internet a ripetizione e chiude anche i conti in banca della Generalitat (promettendo al medesimo tempo più soldi se desistono dal voto).
La sensazione è quella che cerchino di svuotare il mare con un cucchiaino. L'intenzione repressiva ottiene esattamente l'effetto contrario, la protesta collettiva aumenta e le strade si riempiono sempre più.

Le reti sociali si gonfiano come sempre di insulti e di prese in giro: lasciando perdere i primi, tra le satire meglio riuscite c'è l'"operazione Piolín"contrapposta all'"operazione Anubis".
Anubis, antico dio egizio della morte (!), è il nome dato all'operazione di polizia del 20 settembre. Piolín invece è il nome spagnolo del cartone animato Looney Tunes, "canarino Titti" in italiano, e si riferisce ai disegni sulla fiancata di una delle navi passeggeri italiane affittate dal governo madrileno per ospitare migliaia di poliziotti. Pare che la Warnes Bros., proprietaria delle immagini, abbia preteso la copertura dei disegni e da qui l'hashtag #freepiolin (Titti libero) è stato tra i più twittati.

Sulla fiancata della nave si intravede il povero Piolín diventato simbolo di una battaglia non sua
Insomma a Barcellona sono molto arrabbiati, protestano, urlano e cantano, per le strade si respira grande energia e preoccupazione al medesimo tempo.

Per chi volesse approfodire, di seguito tre suggerimenti in italiano:
- "Chiavi di lettura sul referendum della Catalogna" blog di Fernando Algaba
- "Barcellona, 27/9/2017" Alfoso Botti, articolo pubblicato su "Il Mulino"
- "Referendum catalano. Istruzioni per l'uso" Steven Forti, video intervista su Rai News

sabato 19 agosto 2017

The day after

Rielaborazione del mosaico di Joan Mirò sulla Rambla (Peppo Bianchessi)

Il giorno dopo la città si sveglia.
Chi è riuscito a dormire scopre che c'è stato un altro attacco in una piccola città a 130 km da Barcellona. Il numero delle vittime dell'attentato sulla Rambla continuerà ad essere provvisorio per diversi giorni, ci sono molti feriti gravi. I nomi ancora non si conoscono, bisogna renderli pubblici con attenzione, dopo aver avvertito le famiglie; però si sa che sono almeno 34 le nazionalità delle vittime. Una piccola ONU falciata al suolo.

Le autorità catalane parlano di coraggio e solidarietà in catalano, quelle spagnole auspicano in castigliano l'unità: ogni strumentalizzazione è resa possibile per chi vuole distrarsi da ciò che è successo per interpretarlo a proprio vantaggio. Le notizie si seguono veloci e contraddittorie da ieri.  Questa città non aspetta tempo per rispondere a qualunque tipo di provocazione e nel pomeriggio ultradestra e antifascisti si affrontano sulla Rambla. Barcellona vuole restare quello che è: "città di pace, democratica, orgogliosa della sua diversità e convivenza" come dichiara oggi l'Alcaldessa Ada Colau.

Ieri nel panico della fuga, la gente è stata accolta nei negozi, nei bar, nelle chiese e nella Biblioteca nazionale di Catalunya dove sono passate ore prima che la polizia permettesse loro di uscire, a gruppi di 15, in fila indiana, scortati fino ai margini del centro. I taxi offrivano passaggi gratuiti. Gli hotel mettevano alloggi a disposizione. Negli ospedali intanto c'erano le file per donare il sangue. Sulle tangenziali esterne dove le auto sono rimaste bloccate durante la notte, si distribuiva cibo, acqua, caffè.

Le reti sociali, come sempre in questi casi, si sono dimostrate utilissime e insieme fonte di confusione, luoghi dove si rassicurano gli affetti e dove si ospita il peggio dell'essere umano. Oggi un supermercato (Caprabo) si è rifiutato di vendere quotidiani che riportassero immagini cruente dell'accaduto e ha fatto notizia.

Questa mattina in una piazza Catalunya piena di persone, sospesa in una città vuota e circondata da polizia armata, il silenzio non è stato di un minuto, ma di dieci o di venti o infiniti momenti. Piazza di tutte le età, le religioni, credi politici. La gente arrivava a piedi, ferma sotto il sole e le centinaia di macchine fotografiche da tutto il mondo. Gli unici momenti di apertura all'emozione, in piazza e poi su una Rambla nuovamente viva, ad ondate di battiti di mani, erano scanditi da "No tinc por" (Non ho paura, in catalano) ripetuto migliaia di volte come un mantra del quale vogliamo essere convinti.



Avvicinandosi a Placa Catalunya


La folla in Placa Catalunya



Giornali e giornalisti sulla Rambla

Infine Manu Chao che nella sua "Rumba de Barcelona" attraversa la Rambla pa'qui e pa'lla come dobbiamo continuare a fare tutti.




venerdì 17 marzo 2017

Una cantina e una biblioteca

Il Premio Pritzker per l'architettura 2017 è stato assegnato allo Studio RCR Olot (qui il sito). Per la prima volta il premio, considerato il Nobel per l'architettura, non è stato vinto da un singolo professionista ma da tre architetti (Rafael Aranda, Carme Pigem i Ramon Vilalta) che, partiti dalla provincia catalana, sono riusciti a farsi conoscere attraverso i loro progetti che fondono paesaggi e costruzioni.
Ne ho visti due: una cantina e una biblioteca.


La cantina si trova nella proprietà di un agriturismo (Finca Bell-Lloc, nella foto sopra) nella provincia di Girona ed è molto suggestiva. Si raggiunge l'interno attraverso un lungo percorso che affonda nella terra sotto al vigneto e, di giorno, la luce filtra dalle fessure della struttura in metallo. Al suo interno ci sono spazi dedicati alla degustazione, alle presentazioni, alla vendita.

[Foto da www.doemporda.cat]

La biblioteca invece si trova a Barcellona, è dedicata al poeta Joan Oliver e si trova a Sant Antoni, zona famosa per il bel mercato risalente al 1882 e chiuso per restauro da diversi anni.

Molto ferro e molto vetro, l'edificio sorto dove c'era una fabbrica di caramelle, sta per compiere dieci anni. Si struttura su cinque piani: il sotterraneo per gli uffici, le sale espositive e di incontro, l'emeroteca al piano terra e poi un piano dedicato ai piccoli e altri due agli adulti. Fa parte della rete comunale di biblioteche di pubblica lettura (la xarxa, di cui ho già parlato qui), dove ogni raccolta generale ha anche le proprie peculiarità. In questo caso oltre al fondo "Joan Oliver" la specializzazione è in letteratura gialla e collezionismo. La focalizzazione sul collezionismo è dovuta al mercato di libri usati, carte, poster, figurine, ... che ogni domenica anima il quartiere ed è motivo di grande interesse e attrazione per gli appassionati.
I due piani superiori sono collegati da una grande scalinata, la vetrata in alto si affaccia sul giardino interno occupato da giochi per bambini e da un altro braccio del fabbricato che ospita un centro per anziani (bello e certo non una casualità che li abbiano messi vicini!).






Il progetto che ospita la biblioteca Joan Oliver Sant Antoni ha ricevuto diversi riconoscimenti, l'uso dei materiali e delle trasparenze che si intrecciano all'interno e all'esterno sono di grande impatto: se  siete interessati all'architettura contemporanea di Barcellona vi consiglio senz'altro di andarlo a vedere.

Se invece siete in cerca di un luogo accogliente, luminoso e comodo che inviti allo studio o alla lettura non credo che sia il posto ottimale: pochi posti a sedere e abbastanza scomodi, poca luce nonostante le vetrate e tantissimo colore nero nelle librerie e nei contenitori di libri, neri i tavoli, le sedute, le ringhiere delle scale e nere alcune pareti.

Insomma la sensazione è di un ambiente triste e la tristezza dovrebbe essere bandita, se non dal mondo, almeno dalle biblioteche.