sabato 19 agosto 2017

The day after

Rielaborazione del mosaico di Joan Mirò sulla Rambla (Peppo Bianchessi)

Il giorno dopo la città si sveglia.
Chi è riuscito a dormire scopre che c'è stato un altro attacco in una piccola città a 130 km da Barcellona. Il numero delle vittime dell'attentato sulla Rambla continuerà ad essere provvisorio per diversi giorni, ci sono molti feriti gravi. I nomi ancora non si conoscono, bisogna renderli pubblici con attenzione, dopo aver avvertito le famiglie; però si sa che sono almeno 34 le nazionalità delle vittime. Una piccola ONU falciata al suolo.

Le autorità catalane parlano di coraggio e solidarietà in catalano, quelle spagnole auspicano in castigliano l'unità: ogni strumentalizzazione è resa possibile per chi vuole distrarsi da ciò che è successo per interpretarlo a proprio vantaggio. Le notizie si seguono veloci e contraddittorie da ieri.  Questa città non aspetta tempo per rispondere a qualunque tipo di provocazione e nel pomeriggio ultradestra e antifascisti si affrontano sulla Rambla. Barcellona vuole restare quello che è: "città di pace, democratica, orgogliosa della sua diversità e convivenza" come dichiara oggi l'Alcaldessa Ada Colau.

Ieri nel panico della fuga, la gente è stata accolta nei negozi, nei bar, nelle chiese e nella Biblioteca nazionale di Catalunya dove sono passate ore prima che la polizia permettesse loro di uscire, a gruppi di 15, in fila indiana, scortati fino ai margini del centro. I taxi offrivano passaggi gratuiti. Gli hotel mettevano alloggi a disposizione. Negli ospedali intanto c'erano le file per donare il sangue. Sulle tangenziali esterne dove le auto sono rimaste bloccate durante la notte, si distribuiva cibo, acqua, caffè.

Le reti sociali, come sempre in questi casi, si sono dimostrate utilissime e insieme fonte di confusione, luoghi dove si rassicurano gli affetti e dove si ospita il peggio dell'essere umano. Oggi un supermercato (Caprabo) si è rifiutato di vendere quotidiani che riportassero immagini cruente dell'accaduto e ha fatto notizia.

Questa mattina in una piazza Catalunya piena di persone, sospesa in una città vuota e circondata da polizia armata, il silenzio non è stato di un minuto, ma di dieci o di venti o infiniti momenti. Piazza di tutte le età, le religioni, credi politici. La gente arrivava a piedi, ferma sotto il sole e le centinaia di macchine fotografiche da tutto il mondo. Gli unici momenti di apertura all'emozione, in piazza e poi su una Rambla nuovamente viva, ad ondate di battiti di mani, erano scanditi da "No tinc por" (Non ho paura, in catalano) ripetuto migliaia di volte come un mantra del quale vogliamo essere convinti.



Avvicinandosi a Placa Catalunya


La folla in Placa Catalunya



Giornali e giornalisti sulla Rambla

Infine Manu Chao che nella sua "Rumba de Barcelona" attraversa la Rambla pa'qui e pa'lla come dobbiamo continuare a fare tutti.