mercoledì 27 luglio 2016

La grande illusione

(cartello nela stazione metro El Putxet)

ILUSION in spagnolo non significa solo "speranza vana" ma si intende anche “allegria”, “entusiasmo”.

Prendete nota!

lunedì 25 luglio 2016

"L'unica cosa indispensabile che bisogna sapere è dove si trova una biblioteca" A. Einstein



 (scritta sulla vetrata della Biblioteca El Clot - Josep Benet, Barcelona)

Torno indietro nel tempo e cerco di capire quando esattamente ho cominciato ad interessarmi di biblioteche.
La casa dove sono cresciuta e tutte quelle successive sono sempre state piene di libri ma a me piaceva passare i pomeriggi nella sala ragazzi della biblioteca pubblica e capire come erano organizzate le raccolte, riporre i volumi nel loro spazio, raddrizzarli se erano capovolti, spolverarli se necessario, sfogliarli tutti e a volte leggerli. Detta così pare un’infanzia infelice ma capitavano anche diversivi eccitanti tipo compilare una scheda a mano o che la bibliotecaria mi premiasse con un gelato nei pomeriggi lunghissimi e deserti di utenti. La biblioteca in quegli anni pensava di essere lo scrigno immobile di un tesoro per pochi e non c’era ancora, almeno in quel caso, la consapevolezza e l’allegria di aprirsi alla gente oltre che alle enciclopedie.

Da questa triste storia in poi il mio amore per le biblioteche ha vissuto vicende alterne e, pur non essendo stato ricambiato altrettanto intensamente, non si è mai esaurito. Dovunque mi trovi quando ho l’occasione di visitarne una non me la lascio scappare e a Barcellona ho trovato moltissimi motivi di soddisfazione. Ne ho visitate diverse e mi piacerebbe parlarne qui, di tanto in tanto, per trasmettere lo stupore di un mondo che in poche decine di anni ha subito una completa trasformazione.

Tra il 1998 e il 2010 è stato avviato dal Comune un Piano delle Biblioteche di Barcellona che ora conta una rete (Xarxa, qui la mappa) di 36 biblioteche di pubblica lettura tra quelle di distretto e di quartiere.  A queste naturalmente bisogna aggiungere quelle private, quelle universitarie, quelle dei musei, … ce ne sono per tutte le esigenze e per tutti i gusti, ognuna ha una propria atmosfera e una propria utenza.
Tutte le biblioteche della rete comunale possiedono una pagina Facebook e un sito dedicato da cui si possono scaricare e-book e audiolibri, dove si possono trovare informazioni su orari, collezioni e attività che vanno dai Club di lettori ai concerti, al cinema all’aperto, ai servizi di prestito nei parchi o sulla spiaggia, dalle visite alla Barcellona letteraria al servizio di prestito e lettura a domicilio (vi rendete conto? Lettura a domicilio … quasi mi commuovo!) e tanti altri.

Una delle biblioteche della xarxa che ho visitato è quella di Fort Pienc (sito) che ha riaperto di recente dopo i lavori di ristrutturazione presso lo stesso edificio del centro civico e del mercato di quartiere, ora occupa tre piani e ha una grande, bellissima terrazza all’aperto (foto da Fb) .


Come tutte le altre, oltre ad un servizio di pubblica lettura generico e una collezione locale, è anche specializzata in uno o più argomenti: in questo caso si tratta di “architettura e disegno” e di “musica pop-rock nazionale”.
La cosa che più mi piace è la consapevolezza da parte delle biblioteche stesse dei contesti in cui vivono e crescono e la voglia e la capacità di essere di tutti: ad esempio, trovandosi in un quartiere dove la popolazione di origine cinese è particolarmente presente, la biblioteca di Fort Pienc ha una sezione detta “Xinateca” dove si trovano libri e quotidiani in cinese e molti testi per l’apprendimento delle lingue per cinesi. Inoltre in biblioteca si organizzano gruppi di intercambio linguistico cinese/catalano e castigliano.


Insomma: se lo stato delle biblioteche pubbliche, dunque l’accessibilità alle informazioni, è uno degli elementi che meglio rappresenta il livello di civiltà e democraticità di un luogo, credo di aver trovato un altra ragione importante per vivere (e leggere) qui.

martedì 12 luglio 2016

Che tempo fa?

Anni fa ero di passaggio a Barcellona e degli amici mi hanno invitato a pranzo. "Ci vediamo a mezzogiorno" "Molto bene". Nella mia piccola testa padana mezzogiorno erano e sono le 12.00 mentre in catalano si intende tra le 14.00 e le 15.00.
Anche se il mio stomaco ha fatto molta fatica ad abituarcisi, trovo molto interessante le differenze dell’idea del tempo e dei tempi nelle varie culture.

Qui c’è addirittura un modo diverso per dire le ore, si basa sui quarti d’ora e sull’unità minima dei mezzi quarti d’ora (7 minuti e mezzo) e risale a quando le campane dettavano lo scandire della giornata. L’ora presa in considerazione è quella in essere, cioè quella successiva al modo comune di contare.
Alcuni esempi: le 11.15 sono “un quarto delle dodici”; le 5.30 sono “due quarti delle sei”; le 10.52 o le 10.53 sono “tre quarti e mezzo delle 11”.

Se vi interessa su questo sito potete trovare tutte le informazioni e potrete imparare a dire “Sono le 15.43” in sedici modi. Soprattutto qui è possibile scaricare per il vostro computer una versione dell’orologio che vi fornirà anche l’ora trascritta in catalano. Avvertenza: una piccola campana vi avvertirà ad ogni quarto d’ora, vale a dire che a mezzogiorno e a mezzanotte suonerà un totale di 4+12 colpi.

Ricordo che per un lungo periodo mio padre è stato l’unico della famiglia a possedere un orologio. Quando qualcuno di noi bambini gli chiedeva “Che ore sono?” lui immancabilmente rispondeva “Sono le ore di ieri a quest’ora” e ciò bastava.


L'ora ufficiale di Barcellona (la Rambla)