venerdì 29 settembre 2017

U-O

"Che solo i baci ci chiudano la bocca" Barcelona, Diada, 2017


Domenica sarà il primo di ottobre, qui in Catalonia si chiama "1-O" ed è, come tutti saprete, la data prevista per il referendum per l'indipendenza. Sull'argomento opinioni contrapposte si affrontano sui media di tutto il mondo e la questione è enorme.

I fatti dell'ultima settimana, la mancata volontà del governo centrale di risolvere un problema politico per una via politica e un atteggiamento repressivo che pare non ammettere repliche, hanno innescato una serie di reazioni che hanno coinvolto molta più gente di quanto fosse inizialmente interessata alla questione.

Qui voglio solo dare una piccola testimonianza diretta di quello che vedo in questi giorni, girando per la città, leggendo i giornali locali, parlando con la gente. Piccole o grandi cose che mi hanno colpito, stringate spiegazioni di dettagli che forse non sono del tutto chiari anche a coloro che si informano in Italia.

Mercoledì 20 settembre la Guardia Civil è entrata in diverse sedi della Generalitat (il governo regionale catalano) e ha arrestato 14 persone tra funzionari, tecnici e cariche governative di secondo piano. Sono stati arrestati anche i proprietari di una tipografia dove sono state requisite 10 milioni di schede elettorali (papeletas).

Sotto uno di questi uffici, nel centro della città, in poche ore si è riunita una folla che ha raggiunto le 40.000 persone. Questa marea umana che lasciava casa, lavoro, scuola, per esserci e per esprimersi, scandiva uno slogan che ancora non avevo sentito "els carrers seran sempre nostres". "Le strade saranno sempre nostre": i catalani riempiono spazi immensi come mai ho visto fare e lo fanno in ordine, con attenzione e rispetto di chi hanno vicino, lo fanno pacificamente anche se sono molto arrabbiati. L'11 settembre, durante la Diada, cioè la giornata nazionale catalana, erano un milione. Si vestono di bandiere, soprattutto l'"estelada": i colori catalani (la "senyera") con la stella bianca sulla punta blu che indica la Repubblica Catalana.

Diada, 11/09/2017

Il giorno dopo il punto di raccolta dei manifestanti era davanti al Tribunale Superiore di Giustizia di Catalonia (TSJC), sotto l'Arc de Triomf (monumento costruito in occasione dell'esposizione universale del 1888 e che, guarda caso, "a differenza di altri archi di trionfo che celebravano vittorie militari, ha un carattere più civile in quanto celebra il progresso artistico, scientifico ed economico" cit. Wikipedia). Qui hanno passato due giorni e due notti, accampati con tende e sacchi a pelo.

Di fronte al TSJC

I Mossos d'esquadra (la polizia catalana) vegliano sulla popolazione dribblando le richieste repressive di Madrid. Un caro amico, memore del passato franchista, mi racconta l'emozione di cantare l'inno catalano accanto a degli agenti senza dover scappare.

Il venerdì cominciano i quattro giorni dedicati alla Festa della Mercé, una delle patrone di Barcellona, ora le manifestazioni e le bandiere si confondono e si sovrappongono alla festa.

Durante la settimana le proteste continuano anche per settori: quella dei sindaci (700 su 900 quelli che intendono consentire il voto e che vengono minacciati di denuncia), quella degli studenti, quella degli avvocati, quella dei pompieri, oggi quella degli agricoltori che si sono mossi con 2000 trattori, ... (nelle foto sotto de La Vanguardia).

Gli avvocati manifestano

Manifestazione dei pompieri
I trattori in città


Si dichiarano a favore del diritto d'espressione i sacerdoti che predicano a messa per la democrazia, i presidi che non intendono consegnare alla polizia le chiavi degli istituti possibili sedi di voto, la società calcistica del Barcelona e ieri lo stesso Piqué ...

Ogni sera alle 10.00 la città si riunisce di nuovo per protestare: è la casserolada, un concerto di pentole e coperchi suonato dalle finestre.



Il governo di Rajoy, forte della incostituzionalità del referendum e incredibilmente sordo e cieco a tutto ciò che succede intorno, diffida i politici, i sindaci, i mezzi di informazione, perquisisce uffici e tipografie, obbliga la Posta a non consegnare pubblicità elettorale, chiude siti internet a ripetizione e chiude anche i conti in banca della Generalitat (promettendo al medesimo tempo più soldi se desistono dal voto).
La sensazione è quella che cerchino di svuotare il mare con un cucchiaino. L'intenzione repressiva ottiene esattamente l'effetto contrario, la protesta collettiva aumenta e le strade si riempiono sempre più.

Le reti sociali si gonfiano come sempre di insulti e di prese in giro: lasciando perdere i primi, tra le satire meglio riuscite c'è l'"operazione Piolín"contrapposta all'"operazione Anubis".
Anubis, antico dio egizio della morte (!), è il nome dato all'operazione di polizia del 20 settembre. Piolín invece è il nome spagnolo del cartone animato Looney Tunes, "canarino Titti" in italiano, e si riferisce ai disegni sulla fiancata di una delle navi passeggeri italiane affittate dal governo madrileno per ospitare migliaia di poliziotti. Pare che la Warnes Bros., proprietaria delle immagini, abbia preteso la copertura dei disegni e da qui l'hashtag #freepiolin (Titti libero) è stato tra i più twittati.

Sulla fiancata della nave si intravede il povero Piolín diventato simbolo di una battaglia non sua
Insomma a Barcellona sono molto arrabbiati, protestano, urlano e cantano, per le strade si respira grande energia e preoccupazione al medesimo tempo.

Per chi volesse approfodire, di seguito tre suggerimenti in italiano:
- "Chiavi di lettura sul referendum della Catalogna" blog di Fernando Algaba
- "Barcellona, 27/9/2017" Alfoso Botti, articolo pubblicato su "Il Mulino"
- "Referendum catalano. Istruzioni per l'uso" Steven Forti, video intervista su Rai News

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