Loggia del Lionello e cielo blu
Udine ci ha accolto con una serata piovosa (a Udine piove sempre, si sa) per regalarci il giorno dopo uno di quei cieli friulani alti e blu che trovi solo lì.
Ho vissuto qualche anno a Udine,
città discreta e bellissima: la Loggia
del Lionello, il Castello, Piazza San Giacomo (o delle Erbe o del
Mercato o Matteotti), … Ma anche i
bar e le osterie: qualcuno dei locali storici non c’è più, qualcuno è stato
trasformato in modo così brutto e inospitale che forse sarebbe stato meglio
chiuderlo, di qualcuno ricordo a memoria la carta recitata sempre uguale come una preghiera dal gestore baffuto e un po' brillo: "baccalà mantecato con
polenta, sarde in saor, musèt e brovade, frico, frittata e nervetti"; a differenza di quando ci vivevo ora il tajùt si chiama Friulano e non più
Tocai. Con
dispiacere ho notato che nella gran parte dei menù della città è comparso il paragrafo “Insalatone”.
Passeggiando nella notte piovosa incontriamo il
monumento alla Resistenza, progetto dell'architetto udinese Gino Valle, anni fa impraticabile e difficilmente
raggiungibile dato il traffico che lo circondava, ora è stato restaurato, ripulito ed ha una bella nuova illuminazione. Il monumento, inaugurato tra molte polemiche nel
1969 ma pensato dieci anni prima, consiste in una grande struttura quadrata
che pare sospesa all'interno di un’area rotonda collocata nel centro di una grande piazza. Dentro la struttura, ad un livello più basso rispetto alla piazza, si trova una fontana-cascata e una scultura di Dino Basaldella (cliccate qui per saperne di più sulla storia del Monumento).
Personalmente mi piaceva com'era in passato completamente coperto dai rampicanti ma ora, su una delle
pareti della cornice, si può leggere questa frase di Pietro Calamandrei:
“Quando io
considero questo misterioso e miracoloso moto di popolo, questo volontario
accorrere di gente umile, fino a quel giorno inerme e pacifica, che in una
improvvisa illuminazione sentì che era giunto il momento di darsi alla macchia,
di prendere il fucile, di ritrovarsi in montagna per combattere contro il
terrore, mi vien fatto di pensare a certi inesplicabili ritmi della vita
cosmica, ai segreti comandi celesti che regolano i fenomeni collettivi, come le
gemme degli alberi che spuntano lo stesso giorno, come certe piante subacquee
che in tutti i laghi di una regione alpina affiorano nello stesso giorno alla
superficie per guardare il cielo primaverile, come le rondini di un continente
che lo stesso giorno s'accorgono che è giunta l'ora di mettersi in viaggio. Era
giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da
uomini per vivere da uomini."
(dal discorso tenuto al Teatro Lirico di Milano,
28 febbraio 1954, in Uomini e città della Resistenza: discorsi scritti ed
epigrafi, Laterza)
Monumento alla Resistenza
Il giorno dopo, nella luce luminosa della città, dalla saracinesca di un chiosco ci esortano così:
"Basta dormire sugli allori! Vale la pena morire di chat e videogiochi? Guardate in alto, il cielo è lo schermo più luminoso che possiamo bramare".
Come non essere d'accordo?
Chiosco in Piazza Primo Maggio
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