mercoledì 7 settembre 2016

Il cielo sopra Udine

Loggia del Lionello e cielo blu

Udine ci ha accolto con una serata piovosa (a Udine piove sempre, si sa) per regalarci il giorno dopo uno di quei cieli friulani alti e blu che trovi solo lì.

Ho vissuto qualche anno a Udine, città discreta e bellissima: la Loggia del Lionello, il Castello, Piazza San Giacomo (o delle Erbe o del Mercato o Matteotti), … Ma anche i bar e le osterie: qualcuno dei locali storici non c’è più, qualcuno è stato trasformato in modo così brutto e inospitale che forse sarebbe stato meglio chiuderlo, di qualcuno ricordo a memoria la carta recitata sempre uguale come una preghiera dal gestore baffuto e un po' brillo: "baccalà mantecato con polenta, sarde in saor, musèt e brovade, frico, frittata e nervetti"; a differenza di quando ci vivevo ora il tajùt si chiama Friulano e non più Tocai. Con dispiacere ho notato che nella gran parte dei menù della città è comparso il paragrafo “Insalatone”.

Passeggiando nella notte piovosa incontriamo il monumento alla Resistenza, progetto dell'architetto udinese Gino Valle, anni fa impraticabile e difficilmente raggiungibile dato il traffico che lo circondava, ora è stato restaurato, ripulito ed ha una bella nuova illuminazione. Il monumento, inaugurato tra molte polemiche nel 1969 ma pensato dieci anni prima, consiste in una grande struttura quadrata che pare sospesa all'interno di un’area rotonda collocata nel centro di una grande piazza. Dentro la struttura, ad un livello più basso rispetto alla piazza, si trova una fontana-cascata e una scultura di Dino Basaldella (cliccate qui per saperne di più sulla storia del Monumento).
Personalmente mi piaceva com'era in passato completamente coperto dai rampicanti ma ora, su una delle pareti della cornice, si può leggere questa frase di Pietro Calamandrei:
“Quando io considero questo misterioso e miracoloso moto di popolo, questo volontario accorrere di gente umile, fino a quel giorno inerme e pacifica, che in una improvvisa illuminazione sentì che era giunto il momento di darsi alla macchia, di prendere il fucile, di ritrovarsi in montagna per combattere contro il terrore, mi vien fatto di pensare a certi inesplicabili ritmi della vita cosmica, ai segreti comandi celesti che regolano i fenomeni collettivi, come le gemme degli alberi che spuntano lo stesso giorno, come certe piante subacquee che in tutti i laghi di una regione alpina affiorano nello stesso giorno alla superficie per guardare il cielo primaverile, come le rondini di un continente che lo stesso giorno s'accorgono che è giunta l'ora di mettersi in viaggio. Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini." 
(dal discorso tenuto al Teatro Lirico di Milano, 28 febbraio 1954, in Uomini e città della Resistenza: discorsi scritti ed epigrafi, Laterza)

Monumento alla Resistenza

Il giorno dopo, nella luce luminosa della città, dalla saracinesca di un chiosco ci esortano così:
"Basta dormire sugli allori! Vale la pena morire di chat e videogiochi? Guardate in alto, il cielo è lo schermo più luminoso che possiamo bramare".
 Come non essere d'accordo? 

 Chiosco in Piazza Primo Maggio

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