Sul tortello
cremasco è stato detto, scritto, criticato, onorato, insegnato, polemizzato in
misura proporzionale alle modalità di preparazione dei tortelli stessi che sono
tante quante le famiglie e i ristoranti che li cucinano.
Io, nata e vissuta
a Crema ma cresciuta in una famiglia poco cremasca, non ho nessuna autorità per dissertarne,
ne parlo qui solo in quanto degustatrice e per spiegare brevemente di cosa si
tratta agli stranieri (cioè coloro che non appartengono al territorio della diocesi cremasca: area coincidente con quella della diffusione del piatto). Ringrazio P. e T., loro sì cremasche doc, per le confidenze e i teneri ricordi a proposito di
tortelli.
Le regole imprescindibili del tortello cremasco sono:
- i tortelli cremaschi (tutti) devono annegare nel burro fuso e soffocare nel grana
- i tortelli cremaschi (degli altri) sono sempre troppo/troppo poco dolci e la pasta è troppo/troppo poco
spessa
- i tortelli cremaschi o li ami o li odi
E io li amo. Sono
dolci ma sono un primo piatto: la pasta semplicissima e spessa, il ripieno complicato e segreto che vede mille ingredienti tra i quali si segnalano:
- Gli
amaretti Gallina al cioccolato
- Le mentine- L'uva passa
- Il cedro candito
- Il mostaccino
L’ingrediente più misterioso è il mostaccino: si tratta di un biscotto secco e speziato a forma di losanga, immangiabile in quanto biscotto ma fondamentale grattugiato nel ripieno.
Al mostaccino è intitolato il brano strumentale “Mustasì” degli Elio e le Storie Tese nell’album Craccracriccrecr dedicato a Feiez, il loro largo factotum cremasco scomparso durante la lavorazione del disco. Del grandissimo Paolo Panigada scriverò un’altra volta, intanto potete ascoltare il pezzo mentre aspettate che i tortelli cuociano.
"Mustasì" Elio e le Storie Tese
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