martedì 18 ottobre 2016

Bambola di kapok

Per (cercare di) imparare il catalano stò seguendo un corso all'Escola Official d'Idiomes. In questa scuola, che ha più di cinquant'anni, si insegnano 17 lingue e i frequentatori vengono da tutto il mondo, hanno età diversissime e storie uniche. A volte gli insegnanti escono dai noiosi binari degli esercizi di grammatica per proporre film, libri, interviste, canzoni, ... materiale interessante e a volte anche emozionante.

E' il caso di questa canzone che avrebbe dovuto insegnarmi il congiuntivo ma, soprattutto, mi ha fatto scoprire Pau Riba e la forza con cui recita e canta le bellissime parole di "Nina de Miraguano".
Pau Riba è un artista e scrittore catalano e ha la faccia di uno che ha vissuto tutto, delle rughe che raccontano un passato ribelle che non passa.

Pau Riba
Qui potete vedere il video di "Nina de Miraguano" dell'Orquestra Fireluche con Pau Riba e sotto potete ascoltarla seguendo il testo originale.


Da parte mia, da brava scolara, ho provato a tradurla e se il testo in italiano è zeppo di errori non fateci caso: saranno sicuramente dovuti alla licenza poetica perchè quando non capivo, naturalmente, inventavo.
Il primo scoglio è il titolo: il "miraguano" è la fibra naturale più leggera del mondo, usata per imbottire cuscini, trapunte e bambole. In italiano si dice "kapok", ma "Bambola di kapok", ne converrete, non suona altrettanto poetico.
Ogni interpretazione alternativa alla mia traduzione è benvenuta.


Nina de Miraguano (Orquestra Fireluche con Pau Riba)


La Maria s'adorm
i a fora el vent la bressola
"Rum, rum", entre les branques
una remor com de mar


La Maria s'adorm
i desitjos i encanteris amagats
a la panxa d'una nina
li bressolen la son


Que el llit es converteixi en un mar esbarriat
i els llençols en veles de paper d'arròs
i se t'endugui un aeri oceà de peixos alats
i llagostes d'ales d'aigua
i que després,
sentint el vertigen de ser gota d'aigua freda de pluja
caiguis i et facis amiga dels calabotins
i us passeu el que queda de nit xerrant
i mirant les estrelles des de sota l'aigua.

Que no et facis vella sense fer-te gran
que no et facis gran sense créixer,
que no perdis la inèrcia del somriure,
que no oblidis la urgència del moment,
que sentis que formes part d'una tribu
i que respectis el seu cos
però vegis que només és una canoa

Que no et senti dir mai:
"sí, sóc aquesta mandrosa acumulació d'errors",
i que entenguis que estimar
és estimar involuntàriament, imperfectament, inevitablement
i que si t'enamores d'algú
t'entrebanquis contínuament amb el seu nom
i que et digui:
"t'estimo, però no ho sé escriure"


I que quan us veieu, els vostres ulls,
els teus i els seus
siguin com quatre ocells que se us emportin en volandas
que no siguis com tota aquesta gent
que fa la veu trista per telèfon
que si plores notis que el torrent de llàgrimes et neteja
que si te'n vas, sentis a dir-te:
"quan me mori enyoraré enyorar-te"

Que arribi l'hivern a la primavera de la vida
i que recordis que tots parim pels ulls
que la gent és i s'és
el que s'és
qui et fan ser
com s'és
i que entenguis que delires
i confies per un instant que no ho fas

Que un dia un noi o una noia et digui:
estic enamorat de la imperfecció del teu cos
de la lluna dels teus pits
de la carn de la teva cara
de l'aigua dels teus ulls
i el desig que vol – sense saber que vol –
em xiscla a cau d'orella:


que la memòria no et sigui massa fràgil
i et sàpiga donar contínuament a llum
i que estimis i et deixis estimar
que sovint és la lliçó més difícil d'aprendre
i després, silenci.

Sigues només un infant que fa gargots
mantingues la teva innocència lluny de l'abast dels adults
i que no et venguis mai per una droga de tranquil·litat
per una punyalada amable
per una tendra esgarrapada als llavis
i no siguis mai per ningú
i que ningú sigui per tu,

només una aixada a les pupil·les
Procura mantenir algun desig incomplert
i sempre purs els orificis del cor:
ulls, boca, nas i orelles
i estigues contenta. 



Nina de Miraguano (it.)



Maria si addormenta

E fuori il vento la culla

“Rum, rum”, tra i rami

Un rumore come di mare



Maria si addormenta

E desideri e incantesimi nascosti

Nella pancia di una bambola

Li culla il sonno


Che il letto si trasformi in un mare sottosopra

E le lenzuola in vele di carta di riso

E ti porti un oceano aereo di pesci alati

E aragoste d’ali d’acqua

E che poi,

Sentendo la vertigine di essere goccia d’acqua fredda di pioggia

Che tu cada e diventi amica dei girini

E che passiate quel che resta della notte chiacchierando

E guardando le stelle da sott’acqua.



Che non diventi vecchia senza farti grande

Che non diventi grande senza crescere,

Che tu non perda l’inerzia del sorriso,

Che non dimentichi l’urgenza del momento,

Che tu senta che sei parte di una tribù

E che rispetti il suo corpo

Ma che sappia che è solo una canoa.



Che non ti senta dire mai:

“sì, io sono questo pigro accumulo di errori”

E che tu capisca che amare

È amare involontariamente, imperfettamente, inevitabilmente

E che se ti innamori di qualcuno

Che inciampi continuamente nel suo nome

E che ti dica:

“ti amo, ma non lo so scrivere”


E che quando vi vediate, i vostri occhi,

I tuoi e i suoi

Siano come quattro uccelli che vi portano in volo

Che tu non sia come tutta questa gente

Che fa la voce triste al telefono

Che se piangi, tu ti accorga che il torrente di lacrime ti pulisce

Che se te ne vai, che tu ti senta dire

“quando morirò mi mancherà sentire che mi manchi”



Che arrivi l’inverno nella primavera della vita

E che ti ricordi che tutti partoriamo dagli occhi

Che la gente è e si è

Ciò che si è

Chi ti fanno essere

Come si è

E che tu capisca che deliri

E confidi per un istante che non lo fai



Che un giorno un ragazzo o una ragazza ti dica:

Sono innamorato dell’imperfezione del tuo corpo

Della luna dei tuoi seni

Della carne del tuo volto

Dell’acqua dei tuoi occhi

E il desiderio che vuole – senza sapere cosa vuole –

Mi urla sottovoce:



che la memoria non sia troppo fragile

e ti sappia regalare continuamente la luce

e che ami e che ti lasci amare

che spesso è la lezione più difficile da imparare

e poi, silenzio.



Sii solo un bambino che fa scarabocchi

Mantieni la tua innocenza lontano dalla portata degli adulti

E che tu non ti venda mai per una droga di tranquillità

Per una pugnalata amabile

Per un tenero graffio alle labbra

E che tu non sia mai per nessuno

E che nessuno sia per te,



Solo una zappa alle pupille

Cerca di mantenere inesaudito qualche desiderio

E sempre puri gli orifizi del cuore:

Occhi, bocca, naso e orecchie

E sii contenta


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